Puoi essere un portatore o creatore di pace anche solo quando tieni per mano una persona che è sola e triste e arrabbiata, o quando riesci a dire ad una persona con cui hai litigato “ mi dispiace”, o ascoltando la voce di qualcuno che si è sentito offeso.
A volte, piccoli atti di pace possono cambiare il mondo.
Perché non è facile portare la pace laddove ci sono fuochi che ardono e bombe che esplodono. E’ come cercare di tirare via acqua con un bicchiere da una barca che affonda con un buco grosso come una casa.
Obiettivamente difficile. Con questo non voglio scoraggiare tutti gli atti che si stanno svolgendo con intento di portare in ogni parte del mondo, anzi. E’ proprio quando è più buio che abbiamo bisogno di vedere una luce, seppure in lontananza, che ci permetta di non smettere mai di sperare o di credere che qualcosa sia possibile.
Ma l’invito è quello di riflette su dove sia la pace in ognuno di noi. Perché anche se non ci piace l’idea, laddove c’è un litigio non ci sono mai una vittima e un carnefice, ma sempre due carnefici.
Se ci fossero davvero una vittima e un carnefice la questione si risolverebbe in fretta (senza disquisire in che modo), se ci fossero due vittime, il problema non sussisterebbe.
Un litigio o un conflitto sono sempre il risultato di due parti con dolori troppo grandi che non permettono di ascoltare il cuore dell’altro.
Se poi lo trasportiamo su conflitti dove sono coinvolte migliaia di persone allora possiamo capire la capacità l’esponenziale del danno. Perché finché siamo io e te che discutiamo per quale sia il confine dei nostri giardini di casa, indipendentemente dal fatto che sia utile o meno, potremo sempre arrivare ad individuare azioni, attacchi, difese e fatti. Ma quando per ripicca o per un vano senso di giustizia, si coinvolgono altre persone che non sanno neanche perché stiamo litigando, che parteggiano per uno o per l’altra, per simpatia o per ottenere qualcosa o perché pensano che uno di noi due sia debole, allora lì ciao, è finita.
E’ quel filo di fuoco che corre veloce nella boscaglia secca estiva.
Perché quando sei calmo e centrato, quando sai quello che vuoi e sai qual è il tuo posto nel mondo, un naturale senso di pace ed equilibrio ti raggiunge con facilità, lasciando anche la possibilità alla tua parte saggia di manifestarsi.
La pace non è qualcosa da portare nel mondo, o meglio, sì è bello che questo avvenga, ma prima di tutto è qualcosa da coltivare dentro di noi, per cambiare la nostra vibrazione e frequenza, per portare pace occorre risuonare con essa.
Perché, non posso andare a manifestare o predicare per la pace, o accusare coloro che manifestano la loro rabbia attraverso atti di violenza, se poi durante la giornata con piccoli atti apparentemente innocenti, faccio la guerra dentro di me alla mia famiglia, ai colleghi, ai vicini. E lo faccio ogni volta che un dolore mi spinge a criticare e giudicare, o quando alla rabbia degli altri rispondo senza pensare con altra rabbia per difendermi. Capita a tutti, e non ce ne accorgiamo quasi mai.
Come può risuonare la mia pace se dentro di me non so riconoscerla? Come faccio a trasmettere qualcosa di cui non ho fatto esperienza? E’ come andare dal verduriere e chiedergli due etti di salsiccia… con tutto l’amore del mondo e la buona volontà lui non potrà darci qualcosa che non ha. Al massimo può indicarci il macellaio. Ma questa è un’altra storia.
L’invito questo mese è quello di trovare la pace dentro di voi, in modo che qualunque messaggio di pace vogliate portare nel mondo sia ancora più autentico e puro.
Ecco alcuni segnali che ci dicono che probabilmente la pace che abbiamo dentro ha buoni margini di miglioramento:
Critiche e pettegolezzi
Invidia
Quando mi propongono qualcosa, la prima risposta è sempre NO
Quando mi scopro ad essere spesso arrabbiato/a
Quando penso, con fervore, che gli altri siano spesso nel torto
Quando urlo e alzo la voce
Quando mi fanno un appunto e io non so accoglierlo
Quando per far valere la mia identità o autorità impongo ciò che io ritengo giusto
Quando mi nascondo dietro alle regole e non ascolto il buon senso
Quando non accolgo i tempi degli altri perché penso siano troppo lenti
Quando ho troppa paura di perdere il controllo
Quando vedo tutto come una lotta
Quando vedo tutto come un’imposizione e sento di dovermi opporre
Quando vuoi sempre avere l’ultima parola
Quando per giustificarmi penso che il fine giustifica i mezzi
Quando vivo costantemente nel paragone
“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”
è la citazione di Gandhi che trovi ricamata sulle mie felpe, e non è affatto scelta a caso. Perché ogni cosa che crediamo mancare negli altri, è spesso uno specchio di qualcosa che manca o che è carente dentro di noi.
Portiamo la pace creandola dentro noi stessi.
Yana
La foto del post è fatta dal mio fotografo preferito Fabrizio Macagno che potete trovare qui , andate a trovarlo e riempitelo di "mi piace"!
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