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Immagine del redattoreYana K Duskova Madonno

Starnuti e raffreddori: chi ha paura del lupo cattivo?



 

Che cos’è la PAURA?


La paura è un sistema di allarme atto alla sopravvivenza, è una forma automatica di saggezza che ha come scopo principale quello di salvaguardarci da possibili pericoli; e non importa se questi siano reali, immaginati, figurati, proiettati ecc… per non rischiare, il sistema è tarato in maniera essenziale e basilare: possibile pericolo? -> allerto i sensori di paura per salvarmi le piume qualunque cosa accada.


Sono i sistemi mentali successivi (più o meno sviluppati) ad avere il compito di modulare e consapevolizzare l’accaduto per valutarne l’effettivo grado di pericolosità e l’eventuale re-azione più indicata.

 

Questo concetto ci dà fin da subito un’indicazione molto importante:


La paura non va cacciata, allontanata, sottovalutata, messa via, derisa.

 

Uno perché non è assolutamente possibile, e due perché come già indicato, la paura è tra le E-mozioni che più ci servono per la sopravvivenza, sarebbe come cercare di togliere una valvola di sicurezza.

 

La paura altro non è che SAGGEZZA travestita. 

Dalla notte dei tempi, laddove il contesto naturale e sociale era più semplice e meno articolato, la paura, i dubbi, le incertezze guidate dall'istinto sono stati preziosi aiuti per evitare imboscate, possibili attacchi o tranelli.


Non è mistero però che l'evoluzione naturale delle cose si è sviluppata in  maniera estremamente veloce, centinaia, migliaia di input, informazioni, accadimenti avvengono costantemente con più rapidità rispetto alla nostra capacità di adattarci emotivamente alle situazioni. Anche perché una cultura o un’educazione vera e propria alle E-mozioni non c’è mai stata.


La paura si eredita? O si impara?

Secondo gli studi delle neuroscienze, l’essere umano nasce con due sole paure: quella dei rumori forti e quella degli sbalzi di altezza, che se vogliamo sono proprio quelle alla base dell’istinto animale che ci appartiene: un rumore forte potrebbe essere una bestia feroce che ci attacca nella foresta, e lo sbalzo di altezza potrebbe indicare che sto cadendo, precipitando.

Un bambino piccolo infatti non ha paura di nulla, ma attiviamo la sua re-azione di allerta se alziamo la voce o battiamo le mani, e strabuzza gli occhi quando gli facciamo fare l’altalena o l’aeroplanino su e giù (cosa che fa tanto sorridere l’adulto, ma che non piace tanto ai pargoli, quindi sconsigliatissima da fare…).


Quindi le uniche due “paure” istintive sono rumori forti e altezza. E tutte le altre? Le impariamo.

Le impariamo o dalla nostra famiglia per emulazione (è logico che se gli adulti che mi crescono hanno paura del fuoco, possa essere utile imparare che questi sia un possibile pericolo), e per esperienza (vivo qualcosa che mi provoca “dolore” e costruisco la credenza o l’informazione che da quella cosa ci devo stare lontano o temerla e quindi rimanere in allerta quando è nelle vicinanze).


Nel primo caso, quello dell’emulazione, io imparo come eredità utile che alcune cose possono essere pericolose, perché l’esperienza della mia famiglia e del mio albero genealogico hanno codificato e archiviato che esistono dei pericoli da cui prendere distanza.

E’ quindi utile che mamma e papà mi insegnino l’informazione che il fuoco, i serpenti, i fallimenti, ecc, possano essere pericolosi: c’è una possibile oggettività che questo sia vero (es. fuoco/lame/armi) e che quindi io debba avvicinarmi con cautela, ma c’è anche la possibilità che ci sia una componente soggettiva: che se un fallimento, una relazione ecc sia stata particolarmente dolorosa per loro, io possa imparare a prendere le distanze da quella che è una loro esperienza personale dolorosa e possibilmente verificabile.

E' un po' meno utile che mamma e papà mi mostrino che davanti a un pericolo si urli, pianga, ci si disperi, ci si punti sul fatto che non ci sia niente da fare, ci si paralizzi o non si abbia nessuna capacità di gestione.


Insomma: la famiglia ci insegna che ci sono  pericoli oggettivi e pericoli percepiti in base alle proprie esperienze, ma il succo è “stai lontano da tutto ciò che può essere doloroso o pericoloso per la tua vita in senso lato”.


E quello “stai lontano” viene segnalato nel corpo con precisi stimoli fisici codificati come paura.

 

Dove si sente la paura nel corpo?


La paura, come tutte le E-mozioni, per poter essere definita tale deve necessariamente potersi sentire fisicamente nel corpo e questo è possibile solo attraverso stimoli condotti dal nostro sistema nervoso con ormoni o impulsi.


Ognuno di noi, in base alla sua esperienza percepisce la paura in una parte del corpo più di un’altra, ma tra i cambiamenti più conosciuti abbiamo aumento dei battiti cardiaci e del respiro, rigidità muscolare (freezing), pupille allargate, agitazione, insonnia, prurito al naso, starnuti.


Una paura non ascoltata o sottovalutata può portare a sintomi fisici anche fortemente invalidanti, specie se alimentata da un loop di pensieri ricorrenti che in qualche modo alimentano il sottile stato di allerta per il futuro.


Quali sono i motivi per cui si ha più paura?

Ad ognuno il suo…


Proprio perché c’è un percepito alla base dato dall’ambiente che viviamo, e che è profondamente differente per ognuno di noi, esistono le paure più svariate. Si parte da paure più “basiche” legate a bisogni primari come quello  di non avere stabilità economica per garantire cibo e un tetto sicuro a  noi e alla famiglia, di essere malati, di morire; a quelle legati alle relazioni, come paura di perdere qualcuno che amiamo o che gli succeda qualcosa di irreparabile; a quelli legati alla nostra identità all’interno della comunità di appartenenza: non essere all’altezza o inadeguati, non essere abbastanza per salvare il prossimo, di fare del male, di sbagliare, di essere giudicati, di perdere il controllo, e chi più ne ha, più ne metta.

Paura di cose, di situazioni, di oggetti, di volare, di guidare, di colori particolari, di cibi, di forme… Insomma, l’uomo ha trovato mille motivi per temere il futuro o le cose che non può controllare.


Esistono diversi livelli di paura, si parte dalle preoccupazioni per passare alle paure e arrivare alle fobie vere e proprie dove la persona non è quasi più in grado di mantenere il controllo davanti all’oggetto della paura.


Diciamo che il margine di intervento che le varie figure di aiuto hanno per intervenire non è tanto sull’innesco della paura, quanto delle capacità di gestire il flusso e l’intensità scatenati.


Ovvero, non è tanto la paura del “serpente” che posso sedare o annullare, (per carità è possibile, secondo i casi, intervenire anche su quello), quanto sviluppare e alimentare quella parte del cervello-pensiero che ha già la capacità di modulare la re-azione senza scappare a gambe levate mettendo in pericolo magari anche altre persone innervosendo il malcapitato rettile.

Anche imparare a gestire la re-azione è qualcosa che impariamo dai nostri genitori: un genitore che sa gestire le sue paure senza innescare isterie o fobie, mostrerà al figlio la possibilità che davanti a una paura ho margine per scegliere come proporzionare la mia azione di risposta.


Cosa dicono le 5 leggi biologiche della paura? Quali sono i sintomi possibili?


Nelle 5lb lo starnuto è la forma più palese di una paura incognita in corso o risolta, è il naso che ha acuito la sua sensibilità perché bio-logicamente “fiutiamo” un possibile pericolo (reale o proiettato) nell’aria (come il cane o il gatto che annusano l’aria alzando il naso), come ad esempio a fine anno quando il libero professionista deve chiudere i conti e vedere come è andata l’attività o gli studenti che fanno i conti con i voti…


Ma anche se ho paura del freddo, perché mi è stato detto che “fa male” o “mi raffreddo” può diventare un potenziale pericolo per la mia salute (una leggenda che alimenta una paura) e quindi una paura incognita che sto “fiutando”.

Il freddo non fa ammalare, e lo dimostrano le centinaia di persone che fanno bagni in inverno nei fiumi ghiacciati, tutti quelli che fanno le terme all’aperto, e tutti i popoli che vivono al freddo, i quali se fosse vero che il freddo fa ammalare a quest’ora sarebbero estinti.


E non è neanche vero che non si ammalano perché “hanno sistemi immunitari più forti” (più forti di che? Fanno palestra?) o che “sono abituati”, l’unica cosa a cui sono abituati è il fatto che hanno potuto constatare che non ci si ammala con il freddo e quindi non ne hanno paura, il freddo non viene percepito come paura incognita per la salute.


Tutti i processi (fastidiosissimi) di muco, naso che cola, naso tappato, perdita dell’olfatto, fanno tutti parte di un processo sensato che il corpo mette su per rispondere a questo sentito di paura incognita, qualcosa che devo fiutare, ma anche qualche boccone che ho fatto finalmente mio, e alcuno ci dicono che siamo “ancora in allerta” e altri ci dicono “che abbiamo già risolto” e in questo caso prenderemo come oro le parole dei nostri nonni: “il raffreddore curato dura sette giorni, quello non curato dura una settimana”, perché il corpo, si sa, ha i suoi tempi.


Ovviamente davanti a sintomi fastidiosi e invalidanti, sarà comunque saggio aiutarci con rimedi gentili che possano sostenere il processo di risoluzione, aerosol, oli essenziali di menta ed eucalipto, tisane, (o farmaci se il medico lo ritiene necessario o noi ne sentiamo la necessità, ma non agendo di testa nostra presi dal fastidio e dal panico).


Ricordandoci però sempre che i medici più saggi per il raffreddore consigliano principalmente tanto riposo (il corpo sta ricostruendo), caldo (per non stressare ulteriormente l’organismo chiedendo al metabolismo di doverci anche scaldare) e vitamina C da frutta e verdura (perché agisce sulla curva e aiuta ad alleggerire i sintomi). Mica scemi loro!


Possiamo fare qualcosa per le paure?

Quando vuoi uno strumento per cominciare a fare spazio alle tue paure senza che queste ti saltino in testa, chiediti: “qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere se accadesse X”? (dove X sta per l’oggetto della tua paura), e poi comincia a pensare cosa potresti fare per gestire le cose di conseguenza. Il tuo cervello produrrà dei “percorsi” o delle “possibilità alternative” (che a caldo non sarebbe in grado di produrre) che con il tempo daranno maggiori possibilità di contenimento, perché non sarai più totalmente preso alla sprovvista.



Grazie per essere arrivati a leggere fino a qui. Spero che questo articolo vi sia stato utile, e se hai bisogno di una consulenza o di saperne di più, ti invito a contattarmi qui sul sito. Non dimenticare di mettere un cuoricino all’articolo e di condividerlo sui tuoi stati o i social se pensi che possa aiutare altre persone a gestire le loro paure.


A presto! Yana PusherEmozionale

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